Congresso Ingegneri Italiani – serrato confronto sulla prevenzione dal rischio e sul ruolo che giocano gli ingegneri

Nella seconda giornata del 62° Congresso si è parlato, tra l’altro, delle politiche per la prevenzione. Raphael Luis Bras: “Impensabile mettere completamente in sicurezza l’Italia. La politica individui le priorità”.

Proseguono stamane i lavori del 62° Congresso degli ingegneri italiani. Andrea Pancani (La7) ha avviato la discussione del secondo modulo, dedicato alle politiche di prevenzione del rischio. Massimo Mariani (Consigliere CNI) ha illustrato, sulla base di un’analisi tecnica, l’importanza delle politiche di prevenzione del rischio finalizzate alla salvaguardia della sicurezza dei cittadini. “Il dovere dell’ingegnere è quello di salvare vite umane. Le normative devono essere riviste su questa base”. Mariani, poi, ha sottolineato come sia difficile attuare la prevenzione perché politicamente non paga. Giovanni Azzone (Coordinatore Casa Italia) ha chiarito lo stato dell’arte sul piano Casa Italia, mentre Mauro Dolce (Protezione Civile) ha sottolineato la necessità di conoscere il territorio per valutare correttamente il rischio. In particolare, la microzonazione sismica, già finanziata e le cui linee guida sono state varate. Dolce, comunque, ha sottolineato come i tempi per ridurre il rischio sismico siano lunghi.

Interessante l’intervento di Raphael Luis Bras (Georgia Institute of Technology) per il quale l’accettazione e la percezione del rischio cambia continuamente e le decisioni che si prendono ne sono condizionate. Sollecitato dalle domande della platea sul tema del rischio nel nostro Paese ha così risposto: “Ritengo sia impensabile mettere in completa sicurezza un paese come l’Italia. Le risorse economiche necessarie sarebbero infinite. Posso dire che sarebbe utile che la classe politica stabilisca delle priorità di intervento e poi agisca di conseguenza. Ma questa è una decisione che spetta ai politici, non certo a noi tecnici”.

In una società come quella contemporanea incentrata sempre di più sul rischio e l’incertezza, per i professionisti italiani aumentano le responsabilità ma si aprono anche gli spazi per un nuovo protagonismo. Di questo si è parlato nella seconda parte della mattinata attraverso gli interventi di Paolo Bazzurro (Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia), Edoardo Cosenza (Università Federico II Napoli), Fabio Dattilo (Direttore Corpo VVF Veneto e Friuli Venezia Giulia), col contributo originale di Mauro Gamberti, ingegnere e Padre Cuistode del Sacro Convento di Assisi. E’ intervenuto anche Gaetano Fede (Consigliere CNI) che a proposito dell’attività degli ingegneri atta a ridurre i rischi ha detto: “L’approccio prestazionale rappresenta il futuro della nostra professione. Ma proprio perché saremo chiamati ad un passaggio epocale sarà necessario un tempo ragionevole. Anche perché bisognerà dare modo alle pubbliche amministrazioni interessate di prepararsi a questo nuovo paradigma”.

Nel pomeriggio si è discusso della nuova visione dell’organizzazione del lavoro professionale. Andrea Pancani ha dato la parola a Walter Anedda (Presidente Cassa Previdenza Dottori Commercialisti), Walter Nicolino (Direttore WN Architects) e Ilaria Segala (Ingegnere libera professionista). E’ intervenuto anche il Consigliere CNI Michele Lapenna che, tra l’altro, ha richiamato l’andamento recente del mercato dei servizi di ingegneria e architettura, anche in relazione al nuovo Codice Appalti. I lavori sono stati completati da una riflessione sugli Ordini professionali 2.0, animata da Marina Calderone (Presidente Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro), Giuseppe Cappochin (Presidente Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Pianificatori) e Carlo Zanchetta (Bim manager), oltre al Presidente CNI Armando Zambrano.

Il Congresso si concluderà domani col riepilogo dei temi emersi nel corso della discussione e la votazione della mozione finale.

Roma 29 giugno 2017 

Comunicato stampa