Infrastrutture Sud: per gli Ingegneri non mancano le risorse ma la capacita’ di spendere e di programmare

Se ne è discusso in occasione del convegno “Linea Sud: infrastrutture e ingegneria per la crescita” al quale ha preso parte anche il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi.

 “Le professioni sanno interpretare le necessità del Paese. Esse devono portare avanti proposte, purché siano condivise”. Con queste parole Armando Zambrano, Presidente CNI, ha aperto i lavori del convegno “Linea Sud: infrastrutture e ingegneria per la crescita – Proposte per il rilancio del Mezzogiorno”, tenutosi oggi a Lecce e organizzato con la collaborazione dell’Ordine Ingegneri della Provincia di Lecce e degli altri Ordini degli ingegneri meridionali. Al centro della discussione e del confronto le proposte degli ingegneri per rilanciare il Sud e la difficoltà da parte delle amministrazioni di utilizzare le risorse economiche disponibili. “Entro due mesi – ha detto Zambrano – organizzeremo una conferenza delle professioni per individuare ed affrontare le necessità per lo sviluppo per il Paese. Ma non dobbiamo limitarci a puntare sulle nostre competenze. Dobbiamo avviare un confronto col mondo della politica per fare in modo che idee e progetti diventino poi realtà. Abbiamo un’idea di programmazione complessiva per il Mezzogiorno. Di ingegneri bravi ne abbiamo in abbondanza. A mancare è la capacità di spesa. Servono norme più chiare e semplici e tecnici in grado di valutare bene i progetti”.

L’intervento di Zambrano è stato preceduto dai saluti istituzionali di Raffaele Dell’Anna (Presidente Ordine Ingegneri Lecce), Stefano Minerva (Presidente Provincia di Lecce), Carlo Salvemini (Sindaco di Lecce) e Elio Sannicandro (Commissario Straordinario ASSET Regione Puglia). Particolarmente attesa la presenza del Ministro per il Sud, Barbara Lezzi, che, dopo aver assistito agli interventi che l’hanno preceduta, ha detto: “Il divario tra Nord e Sud risiede soprattutto nelle connessioni scarse, sia viarie che ferroviarie. Non è accettabile, ad esempio, che un viaggiatore impieghi da Roma tre ore per andare in treno a Milano e cinque ore e mezza a Lecce, percorrendo una distanza simile. Noi siamo per intervenire in questo senso, ferma restando l’attenzione che abbiamo per il rispetto del territorio. TAV? Noi non siamo contro gli investimenti sulle ferrovie, ci sono molti interventi da fare su singole tratte. Ad esempio, siamo pronti a dire si alla Ragusa-Catania. Ora c’è un importante negoziato per le risorse politiche di coesione. Per questo mi auguro che a livello europeo non si vada verso una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Dobbiamo considerare che ci sono circa 7 miliardi che possono arrivare dall’Europa per messa in sicurezza di case e territorio”. Poi, incalzata dal giornalista RAI Gianluca Semprini, che ha moderato i lavori della giornata, sul tema del TAP, ha affermato che da parte sua non c’è stato alcun si all’opera ma che quando si è insediato il Governo il processo era andato troppo avanti perché si potesse tornare indietro.

Il convitato di pietra della giornata era il tema delle risorse per le infrastrutture del Sud e la capacità di utilizzarle. Una ricerca presentata nel corso della mattinata da Francesco Estrafallaces del Centro Studi CNI ha mostrato come il problema vero è l’incapacità o comunque la difficoltà nello spendere le risorse economiche a disposizione, tutt’altro che esigue. Sorprende non poco che per il Mezzogiorno siano in cantiere opere in fase di realizzazione per 48 miliardi di euro (così dette opere invarianti). Questo sembra un buon punto di partenza per definire una politica infrastrutturale per le regioni meridionali. Per contro, sappiamo che il livello di spesa delle Regioni della dotazione di fondi disponibili nei singoli Piani Operativi Regionali 2014-2020 è estremamente contenuto ovunque ed a livelli preoccupanti nel Mezzogiorno. Solo per citare alcuni casi, l’Abruzzo risulta avere spese certificate (quindi effettive) per appena il 2,7% della propria dotazione, il Molise è al 2,6%, la Campania è al 6,8%, la Puglia è al 9,4%, a due anni dalla chiusura dei Piani stessi. Se non si riuscirà ad invertire questa tendenza, diventerà difficile approfittare anche di quei pur tenui segnali di ripresa che l’economia meridionale sta facendo registrare (+3,6% nel periodo 2014-17). In definitiva, dunque, il problema delle infrastrutture del Sud non risiede tanto nella mancanza di risorse, quanto piuttosto nella scarsa capacità di programmazione.

Il rapporto del Centro Studi CNI ha offerto il principale spunto di discussione per la tavola rotonda successiva che ha visto come protagonisti principali gli Ordini degli ingegneri meridionali. Nel pomeriggio, poi, i lavori sono stati completati dalla tavola rotonda “Per un Sud connesso e innovativo”. Ad alimentare il dibattito Gianni Massa (Vice Presidente Vicario CNI), Cosimo Bianco (City Manager Open Fiber), Alessandro Fidato (Chief Operating Officier Aeroporto Napoli Capodichino), Roberto Pagone (Direttore Area Sud RFI), Sangelo Santo Luongo (Esperto ingegneria dei trasporti) e Massimo Simonini (Dirigente Anas).

Roma 23 novembre 2018

Comunicato stampa
Allegato: Rapporto del Centro Studi CNI